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Inevitabile recessione?

La storia ci insegna una cosa:

non sono gli economisti a prevedere le recessioni, ma il mercato.

Ci sono vari studi a tal proposito che evidenziano che su un totale di 49 recessioni avvenute nel mondo dal 2009, nessuna di esse è stata prevista un anno prima dagli economisti.

Al contrario, il mercato azionario (e non solo) è stato molto più bravo a presagire un evento recessivo.
Le statistiche dicono che per ogni ribasso superiore al 20% registrato dallo S&P500 si è assistito ad una successiva recessione dell’economia USA.

E quindi è al mercato che bisogna guardare…

Al momento siamo di fronte a 3 indicativi movimenti che si stanno presentando tutti nello stesso momento.
Stiamo assistendo a:

  • un rialzo senza controllo del prezzo del petrolio
  • un appiattimento della curva dei rendimenti
  • un ribasso degli indici azionari.

L’andamento del prezzo del petrolio continua ad essere al rialzo ed al momento non si ravvisano segnali di storno, tutt’altro. Il news flow overnight depone a favore di un ulteriore rafforzamento.
Immediata la reazione del mercato obbligazionario.

Il tasso di inflazione atteso ha toccato un nuovo massimo.

Ma il rialzo del prezzo del petrolio non solo aumenta le prospettive di inflazione, ma va ad erodere il potere di acquisto delle famiglie, rendendo al contempo più elevati i costi di produzione delle aziende. Questo riduce la domanda (e l’offerta) aggregata di beni e servizi portando l’economia a rallentare.

E anche questo evento si riflette sul mercato obbligazionario che prezza con sempre maggiore vigore uno scenario recessivo.

La differenza di rendimento tra i bond a 10 e a 2 anni continua a ridursi.
Storicamente, scenari di inversione della curva dei rendimenti hanno presagito un andamento recessivo dell’economia USA.

E a questo si aggiunge il trend dei mercati azionari.

Gli indici Europei ed Asiatici registrano già ribassi prossimi al 20%. Meno marcato il ribasso per lo S&P500 ma esso è compensato dai ribassi accentuati registrati dal russel 2000 dai massimi di periodo.

In sintesi, al momento il mercato sta prezzando con sempre maggiore insistenza uno scenario recessivo.
Lo stesso scenario inizia ad essere sposato da diversi strategyst che negli ultimi giorni sono corsi a rivedere al ribasso le stime di crescita economica ed i target per i principali indici azionari.

Ma c’è anche chi dice che questa volta è diverso dal passato e che la storia potrebbe essere diversa per via di alcuni aspetti.

  1. l’attuale recessione è causata da un evento geo-politico, la cui risoluzione potrebbe capovolgere immediatamente lo scenario.
  2. Le famiglie Americane, Europee e Australiane, dispongono di un elevato stock di risparmio accumulato durante la pandemia, inoltre, grazie alla pandemia hanno imparato a lavorare da casa e quindi potrebbero ridurre l’impatto sul bilancio familiare dei costi dell’energia.

Tutto vero.
Ma ricordiamo che nell’ultima crisi petrolifera, l’economia USA è andata comunque in recessione ed i tassi di riferimento erano all’8%.

Quindi come sempre e come la storia insegna, ogni crisi è differente dalla precedente perché le situazioni ed il contesto cambiano.

Ciò che non cambia mai è il risultato finale… Sappiamo con certezza che per sua natura il mercato riesce sempre a trovare il suo equilibrio e a riportare tutto in una situazione di normalità.

Speriamo ciò accada il più presto possibile.
Significherebbe anche la fine della guerra, cosa non da poco conto.

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